23 novembre 2019

Brittany Runs a Marathon

Andiamo al Cinema su Prime Video

Brittany corre una maratona.
Ma prima, Brittany, deve fare i conti con la sua vita.
Brittany è una giovane aspirante pubblicitaria, meglio, aspirante creatrice di jingle.
Brittany lavora in un teatro ma poi come un colpo di fortuna finisce per fare la dog/house sitter.
Brittany divide un appartamento a New York con un'amica molto più magra di lei che vuole fare l'influencer.
Brittany beve, fa festa, mangia schifezze.
Finché Brittany non fa un controllo medico e le dicono che è grassa.
Non è un'offesa, non è un giudizio: è una constatazione.
Brittany ha uno stile di vita non sano, e rischia di andare incontro a serie malattie.
Così, Brittany inizia a correre.



Brittany si sfida, isolato dopo isolato, caduta dopo caduta.
Brittany è sostenuta a sorpresa da quella vicina salutista e ricchissima che l'ha sempre giudicata per il suo stile di vita e da un altro sportivo alle prime armi.
Brittany è presa in giro da quell'amica che si scopre essere una nemica dalla vita vuota.
Brittany è aiutata da un collega di lavoro che come lei occupa quella casa a cui dovrebbero badare e che fa scattare nuove scintille.
Chilometro dopo chilometro nasce il sogno e l'obiettivo: Brittany vuole correre -e finire- la maratona di New York.


Il titolo, dice già tutto.
Brittany Runs a Marathon.
Se non lo fa il titolo, lo fanno le immagini promozionali che mostrano una Jillian Bell che non ha certo il fisico tipico dei maratoneti, impegnata a realizzare il suo sogno.
Insomma, già si sa che si va incontro a un film leggero che sa però avere la sua dose di profondità, con una Brittany che deve realizzarsi e che deve fare i conti con un passato difficile e le fragilità che il suo fisico han portato.
Il feel good movie è servito.
Brittany è la miglior personal trainer in circolazione, e fa venire voglia di indossare le scarpe da corsa e di rimettersi in forma, ma non tutto fila liscio.


Perché Brittany ci viene presentata a piccole dosi: con il suo sogno lavorativo che arriva quasi come un fulmine a ciel sereno, con i suoi colpi di fortuna nella New York di oggi un po' troppo esagerati, da un appartamento da sogno a un lavoro da invidia senza alcuna referenza.
Perché il tutto è costruito in tante finestrelle che si aprono e si chiudono, che non lasciano troppo respiro alla storia.
Se la storia quindi è prevedibile dall'inizio alla fine -e in film come questi è anche il suo bello-, quello che non è prevedibile è che siano le dosi di originalità ad intaccare la storia, perché mal presentate e inserite.
Brittany è una bravissima Jillian Bell, che si trasforma sotto i nostri occhi lanciando messaggi di body positive rincuoranti, soprattutto per la sfera psicologica.
Brittany corre la sua maratona, quindi, seppur troppo piena di ostacoli per farmela apprezzare appieno.

Voto: ☕☕/5


6 commenti:

  1. Non so perché ma, dalla protagonista non sempre amabile al tema parzialmente nuovo, a me è piaciuto moltissimo. Sembrava uscito da Modern Love. Più feel-good movies per tutti, per favore.

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    1. L'idea c'era e la protagonista pure, ma a differenza di Modern Love ho trovato tanto pasticciata la scrittura. Situazioni inserite per caso (dogsitter), sogni nel cassetto che si presentano a metà film (i jingles) e quella sensazione di procedere a tentativi per sapendo bene la direzione da prendere.
      Cercavo il feel good movie giusto, ma non è questo. Ora che il Natale è davvero vicino, vado di Klaus ;)

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  2. Sarà un feel good movie, ma a me ha provocato più che altro irritazione.
    Peccato, perché io sono abbastanza fissato con la corsa e speravo che questo potesse diventare un mio cult personale, invece la protagonista è troppo detestabile.
    E poi il messaggio del film qual è?
    Magri è bello?
    Bah.

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    1. Il messaggio secondo me l'hanno gestito anche bene, non tanto magri è bello quanto sani è meglio. E anche tutte le ferite psicologiche che si porta appresso sono ben rappresentate. È la storia di per sé con troppi salti, troppe situazioni da gestire che non aiuta. Han cercato di fare gli alternativi ma se seguivano il copione era meglio. Irritazione? Qua e là sì.

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  3. é piaciuto anche a me anche se più che altro per il fatto, purtroppo raro, che il messaggio che manda riguardo alla salute, al peso, all'ossessione per lo sport o per il peso, è positivo e abbastanza realistico!

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    1. Su quello applaudo anch'io: le ferite di lei, l'esclusione che comporta l'ossessione, il grasso visto non tanto da un punto di vista estetico quanto salutare sono tutte ben rappresentate.

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