10 marzo 2023

Documentari da Oscar

Da sempre la categoria che mi regala più sorprese, da sempre quella che mi piace andare a scoprire.
Quest'anno però c'è stata una partenza amara e un pensiero fisso alla visione di tutti questi documentari: com'è che sono stati giudicati migliori rispetto a Moonage Daydream, rimasto fuori dalla cinquina?
Com'è possibile che il lavoro certosino, il risultato emotivamente potente di Brett Morgen che racconta David Bowie non è stato riconosciuto?
Se lo chiedono in molti, e tra presenze politiche e di rappresentanza non riesco a farmene una ragione.
In ogni caso, eccoli qui i candidati al Miglior Documentario, in ordine di preferenza:

A House Made of Splinters


Le telecamere entrano dentro una casa di accoglienza ucraina.
Una guerra che continua a contare vittime dalle battaglie nel Donbas del 2014.
Vittime che sono bambini e ragazzi, abbandonati da genitori che affogano nell'alcool e nella droga e che non sono in grado di badare a loro.
Prima di finire in orfanotrofi veri e propri, stazionano qui, in una casa dove cercare di sanare ferite che hanno già lasciato cicatrici, in attesa della decisione dei giudici e dei servizi sociali.
Li si osserva vivere l'amore a modo loro, crescere prima del previsto, venire a patti con emozioni non facili da gestire e avere in seme problemi di socialità.
Un documentario doloroso ma che non ho particolarmente amato, con telecamere che si fanno intrusive e filtri che modificano la percezione reale del dolore.
Presenza politica e necessaria, certo, con il valore resta quello di testimonianza.


All That Breathes


In un mondo allo sfascio, perché mettersi a salvare degli uccelli?
Perché rischiare tutto, famiglia, salute e soldi per curare nibbi, 
uccelli sacri per la religione mussulmana?
La risposta è: perché no?
Perché non partire da qui per cercare di salvare il mondo, fare del bene come si può, nel buio di un garage che si allaga, testimoniando il numero sempre più in aumento di uccelli feriti 
a causa dell'inquinamento, dei cambiamenti climatici?
A portare avanti questa clinica sono tre uomini diversi, dalla diversa sensibilità, raccontati tra interviste private e scorci de loro lavoro, mentre attorno la natura si aggira per la città.
Anche qui, tema politico in cui entra anche il razzismo indiano.


Navalny


Chi è Alexander Navalny?
L'oppositore di Putin, il politico affascinante capace di ridare speranza a milioni di russi, il politico giornalista che con i suoi video denunciava i malaffari degli oligarchi finito prima avvelenato, poi in esilio volontario e infine in prigione, una volta tornato in patria.
Una troupe lo ha seguito in tutte queste sue ascese e cadute, mostrandoci un dietro le quinte che ha dell'impensabile, che sembra la sceneggiatura di un thriller.
Per chi come me si era perso pezzi di storia, un ritratto con qualche filtro che sa dove colpire.


All the Beauty and the Bloodshed


Il Leone d'Oro di quest'anno a Venezia è la storia di un'artista che riesce a coprire buona parte della storia americana, dai problemi mentali alla sessualità fino alle più recenti dipendenze.
Forte e incisivo, da molti criticato perché non così meritevole del premio più prestigioso della Mostra che mette da parte per un anno il cinema di finzione, per abbracciare quello più vero.
Che sa commuovere e coinvolgere.
Ne ho parlato QUI


Fire of Love


Vita, amore e morte di Katia e Maurice Krafft.
Una coppia di vulcanologici che proprio grazie alla passione per i vulcani
 si sono conosciuti e si sono sposati.
E hanno girato il mondo, cercando di capirli questi vulcani, studiandoli e facendoli conoscere al mondo intero, soprattutto per quanto riguarda i loro pericoli.
Una coppia consapevole -sempre- dei pericoli che correva, e che proprio a causa di un vulcano ha trovato la morte, evento messo in conto, affrontato e pure divulgato.
Tutto si compone con le immagini da loro girate o fotografate che sono di una bellezza e di una potenza sconcertante, testimonianza di una vita vissuta libera 
e con uno scopo più grande a renderla tale.
L'ordine che si crea fra ore e ore di girato, accompagnato dalla voce narrante di Miranda July rende ancora più speciale questo documentario, questa storia d'amore.
(Lo si può vedere tranquillamente su Disney+)

2 commenti:

  1. Credo che Navalny vincerà a mani basse, visto il momento politico. Degli altri ho visto solo il Leone d'oro di Venezia e, onestamente, lo trovo un film artisticamente piuttosto mediocre...

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    1. Ci hai preso, e io che davo scontata la vittoria di un Leone d'oro tristemente al passo con i tempi visti i morti raggiunti dalla dipendenza da farmaci!
      Navalny è un lavoro giornalistico e una testimonianza necessaria, una vittoria politica ma anche meritata.

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