Andiamo al Cinema su Netflix
Dopo lo strangolatore di Boston, cado vittima di un altro assassino seriale.
Vittima di un ritmo lento, di atmosfere cupe, di una narrazione dilatata che lascia spazio ai silenzi, di un'indagine d'altri tempi che si fa sempre più strana.
Ma chi è il colpevole, qui?
Non è Netflix, che tra tanti titoli dai dubbi gusti, tra sceneggiature scritte dall'algoritmo, ogni tanto azzecca una compera e fa suo un film che quasi stona nel suo catalogo, per la sua serietà, la sua drammaticità.
Non Christian Bale, anche se un tempo sapeva dare più fiducia, mentre ultimamente sceglie ruoli lontani dal metodo con cui fa sempre alzare gli occhi a Brian Cox ma vince premi.
Dopo quel pasticciaccio che è stato Amsterdam realizzato in amicizia con David O. Russell, torna a collaborare per la terza volta con Scott Cooper, e il rischio di un altro film pasticciato fatto per amicizia, è alto.
Non la trama, anche se l'ambientazione a West Point non è delle più invitanti, gli omicidi di giovani cadetti che sembrano nascondere riti magici intrigano. Ed intriga ancor di più l'aiutante che il detective incaricato Landor/Bale si sceglie: Edgar Allan Poe.
Proprio quel Poe, lo scrittore non ancora deciso sulla sua carriera, chiamato ad assisterlo e tenere gli occhi aperti all'interno dell'Accademia militare.
Non il cast d'alto rango, dove anche le piccole parti sono ricoperte da nomi di prestigio che vanno da Gillian Anderson a Timothy Spall, passando per Robert Duvall e Lucy Boynton.
E allora, di chi è la colpa se più di una volta sono crollata?
Del divano troppo comodo?
Della stanchezza che si fa sentire nel weekend?
Di quella durata che sfora le due ore e non è facile da superare?
O semplicemente di quelle atmosfere cupe, con la fotografia di scena che sembra aver perso l'uso del colore, di quel freddo che si respira e di quell'inglese d'altri tempi che come una nenia culla?
Perché mi sono persa più volte, aspettando la svolta, cercando di capirci di più?
Finendo due volte a bocca aperta, per la prima risoluzione del caso che rende Harry Melling il meno inquietante del cast, e per il vero finale più vendicativo anche se meno strutturato?
Ma sorpresa a parte, e reparto tecnico centrato, non posso fare a meno di constatare che certi film nati seriosi e morti ancor più seri mi lasciano indietro più del genere tuttazione/sparatutto dove la mia mente prende il volo.
Costringendomi a scrivere un post altrettanto stanco e cupo, che non sapevo come impostare da quanta stanchezza mi fa venire, ormai, ripensare a The Pale Blue Eye.
Voto: ☕☕½/5
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