22 giugno 2019

Rapina a Stoccolma

Andiamo al Cinema

Benvenuti a Lezione di Psicologia.
Oggi parleremo della Sindrome di Stoccolma che Wikipedia definisce:

[...] un particolare stato di dipendenza psicologica e/o affettiva che si manifesta in alcuni casi in vittime di episodi di violenza fisica, verbale o psicologica.

Tutto chiaro?

Bene.
Passiamo alla Lezione di Storia.
Siamo a Stoccolma, nel 1973, e in una banca entra un rapinatore. Prende in ostaggio due cassiere e un cliente, minaccia di ucciderli se non viene scarcerato un altro famoso rapinatore e insieme iniziano a temporeggiare progettando una fuga quasi impossibile fino in Francia.
Nel mentre, quegli ostaggi si schierano dalla loro parte, essendo i "cattivi" molto più magnanimi e gentili dei cosiddetti "buoni" della polizia e di un Primo Ministro che non accettano le loro richieste mettendo in pericolo la vita di tutti.

Tutto chiaro?


Bene.
Passiamo alla Lezione di Cinema.

Come mettereste in scena tutto questo?
Una rapina che ha portato ad una Sindrome, un piano non certo infallibile ma che ha nel fattore umano di vittime e carcerieri il suo punto di forza?
Puntando sull'attore protagonista.
Certo.
In questo caso un Ethan Hawke che è sempre una garanzia, qui scatenato, folle e urlatore. Un fuorilegge dal cuore d'oro e dal cervello non così fine. A fargli da spalla, una Noomi Rapace, scelta più per la nazionalità, anche se si rivela la solita sorpresa che fatico a riconoscere e distinguere.
Poi meglio focalizzarsi sui toni da dare al film: evitando melensità di sorta, drammi esagerati, optando invece per una commedia dai toni neri, con cui sbeffeggiare l'operato della polizia e della politica, finendo per diventare noi stessi vittime della famosa Sindrome.
L'attenzione andrebbe poi data al periodo storico, cercando di essere accurati nei costumi come nella scenografia, con un occhio, pardon, un orecchio di riguardo alla musica visto che il signor Bob Dylan ha un posto d'onore nei ricordi di questi fuorilegge.

Tutto chiaro?


Bene.
Quel che è bene ricordare allora è che se parti bene, conoscendo il tuo argomento, sostenendolo storicamente e con i nomi giusti alla tua portata, non puoi sbagliare proprio nel finale.
Il finale lo devi sapere, preparare.
Perché va bene che si finirà tutti ostaggio di quell'ambiente unico che è la banca, va bene che il fascino dei rapinatori è alle stelle dopo La Casa di Carta -ma qui, si gioca per fortuna su un livello più alto e realistico, per quanto la storia sappia di assurdo- e che quello di Ethan resta indiscutibile.
Ma proprio sul più bello sembrano finite le idee o il tempo o lo spazio per approfondire.
Scivolando senza troppa forza nei titoli di coda, rischiando di sprecare quanto costruito con poche frasi senza più spessore.

Voto: ☕☕/5

6 commenti:

  1. Non so se lo recuperò, ha l'aria delle occasioni sprecate.
    Poi rosico ancora per la mancata visione di Juliet, Naked. 😪

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    1. Si spreca solo nel finale, in realtà, prima sa reggere benissimo grazie soprattutto a un divertente/esagerato Ethan.

      p.s.: Juliet Naked io l'avevo trovato nel sito che mi avevi consigliato, ma solo con sub inglesi ;)

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  2. Un heist movie piuttosto tradizionale, solo che è la storia vera che ha ispirato un sacco di heist movies. Quindi la storia è l'Originale, mentre come film non è che sia poi così originale...
    In ogni caso funziona. Anche se in effetti il finale potevano buttarmelo meno via...

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    1. È l'unico difetto che gli ho trovato, potevano finirla fuori alla banca con qualche scrittina informativa ed ero più contenta.
      In ogni caso, anche se non originale, il ritmo qui c'è ;)

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  3. Ne parlerò nei prossimi giorni sul blog. L'avrei voluto più "strano" e divertente, oppure più legato alla realtà, invece è un ibrido fiacco.

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    1. Poteva osare di più, ma nel suo essere classico mi ha convinto. Finale a parte, un po' buttato via.

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