18 giugno 2019

Chernobyl

Mondo Serial

La notte del 26 aprile 1986.
La centrale nucleare di Chernobyl esplode, si incendia, dà inizio al più grave disastro della storia dell'umanità.
Il mondo non sarebbe più stato lo stesso.
Questo quello che -anche chi come me dopo Chernobyl è nato- si è sempre saputo.
Ci sono poi le leggende, le malattie, le mutazioni, la mortalità in aumento, le precauzioni che ne sono conseguite, le paure delle donne in gravidanza. E poi gli animali che in quegli ettari ancora si nascondono, in una natura ora infida, contaminata.
Ma di più, onestamente, non sapevo.
Non sapevo della lunga corsa per evitare il peggio, per evitare un'altra esplosione, Non sapevo del sacrificio di uomini e di scienziati alla ricerca di una soluzione, non sapevo soprattutto cosa fosse davvero successo in quella notte del 26 aprile di 33 anni fa.
Lo scopro assieme a milioni di spettatori grazie a una miniserie HBO elogiata ormai in ogni dove.
Un prodotto che ha il potere di essere appassionante, accurato, politico e umano.
Capace di rispondere a dubbi e di mettersi in cattedra, ma anche di emozionare, spaventare.
Tra il dramma, c'è spazio per l'orrore, per la tensione sempre più palpabile, per la paura e la rabbia che il conoscere quel minimo di nozioni di cui sopra, comporta.



La storia ce la racconta Valerij Alekseevič Legasov, che la situazione a Chernobyl ha dovuto gestirla. Facendosi strada fra segreti di Stato, incoerenze di ufficiali e ingegneri, cercando con i mezzi a disposizione di evitare il peggio.
Quei mezzi si chiamano esseri umani.
Pompieri, minatori, soldati e volontari. Impegnati e quasi obbligati a stare a stretto contatto con materiale così radioattivo da ucciderli nel giro di poche settimane, così radioattivo da dover lavorare per turni di soli 90 secondi.
E da subito allora quella rabbia cresce. Collegata alla paura. Per quegli abitanti ignari che assistono a un incendio nucleare come fosse un grande spettacolo, per quei martiri che si sacrificano attraversando acque tutt'altro che sicure, perdendosi nel buio. Quelle radiazioni sembra di sentirsele addosso, quelle polveri di respirarle.
E si soffre ancor più in quel finale in cui la verità viene ricostruita, l'errore si fa imperdonabile.


C'è una solidità in questo Chernobyl che è palpabile.
Una solidità nella scrittura soprattutto, con dialoghi e monologhi che restano impressi. Capaci di spiegare anche ad un'ignorante come me come funziona una centrale nucleare.
Una solidità nelle immagini, che raggiunge il suo apice in quei finali silenziosi che si muovono in una Chernobyl ancora abitata, poi vuota.
Una solidità nelle interpretazioni: dall'umano Jared Harris all'irriconoscibile Stellan Skarsgård, passando per Emily Watson, voce della morale e della coscienza.
Mi tocca ammetterlo però: tutta questa solidità a tratti ha fatto rima con pesantezza nei miei confronti, con il ritmo lento con cui si dipanano gli episodi a farsi sentire, anche quando non si vorrebbe.
Che sia dentro una centrale, in una stanza del potere, in un'aula del tribunale, l'attenzione è però alta.
Le vicende umane che fanno da contorno (in cui si muovono Jessie Buckley e Barry Keoghan) aumentano il senso del disastro che Chernobyl è stato.
Viene quasi da chiedersi come mai non sia stata fatta prima una serie o un film per far conoscere anche a chi non si è informato queste verità, in attesa che la Russia dichiari le sue. Non resta che ringraziare Craig Mazin per il lavoro fatto, quindi, per la lezione che ha tenuto, per il messaggio che ci lancia.

Voto: ☕☕½/5


11 commenti:

  1. Oh che bello, ho il post in rampa di lancio quindi posso leggerti tranquillo. Per altro mi sollevi una questione che è venuta fuori mentre guardavo la serie con la mia wing-woman (l’abbiamo divorata in un tempo ridicolmente breve, un episodio chiama subito quello successivo): Perché non è stata realizzata prima? Forse per evitare una guerra fredda 2.0 che per ora (e per fortuna) si combatterà solo a colpi di serie tv, sono curioso di vedere la risposta russa. Sta di fatto che ho trovato tutto azzeccato, persino gli attori che recitano in Inglese britannico, perché è proprio una serie di cui avevamo bisogno, anche per fare pace con l’HBO, che qui sembra quasi tornava ai livelli di maturità di un tempo. Cheers!

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    1. Curiosissima anch'io della risposta russa, anche perchè di materiale da controbattere ne hanno! Di certo faticheranno a stare allo stesso livello della HBO, che rende russi anche gli inglesi, senza troppi problemi.

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  2. Forse ripasserò, almeno per leggere nel dettaglio, comunque sappi che non me la perderò ;)

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  3. Vedrò, ma una volta a settimana e, per una volta, in italiano. Trattandosi di una serie importante, anche troppo per l'impazienza estiva, voglio arginare le possibili noie per godermela al massimo.

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    1. Sarà difficile resistere e non divorare tutti gli episodi, nonostante qualche lentezza qua e là. Quanto al doppiaggio, spero sia ben fatto, di certo i dialoghi aiutano chiunque a capire con facilità anche i dati più tecnici. Sì, è davvero ben fatta.

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  4. non se riusciro' mai a vederlo visto che è una tragedia che ho vissuto male nella mia infanzia. anche perché un caro amico dei miei genitori si vide costretto a uccidere le capre del suo allevamento per il rischio contagio, perdendo praticamente tutto.

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    1. Mi spiace tanto, mia sorella è nata proprio in quell'anno e mia mamma ricorda bene divieti e paure degli ultimi mesi di gravidanza. Questa serie sa infatti come fare male, ma anche come spiegare tutto quello che c'è stato dietro per provocare un disastro simile.

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  5. Ancora non sono riuscito a vederla, ma me la consigliano tutti, devo trovare il tempo.

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    1. Devi, ho dovuto trovare il tempo anch'io visti i consigli che fioccavano da tutte le parti!

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  6. Per me una delle serie migliori degli ultimi anni.
    Tensione, horror, dramma, tanta umanità, nel bene e nel male.
    Pazzesca.

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