Dave Eggers si è ritrovato all'improvviso, all'età di 21 anni, padre di un fratellino di 9.
La tentazione di scriverne un romanzo era alta, e infatti è quello che ha fatto, dopo una laurea in Lettere, dopo la fondazione di una rivista generazionale fallita in partenza.
I suoi tormenti, come i suoi dolori, le sue riflessioni e gli spaccati di vita quotidiana, riempiono le pagine di questo romanzo in cui ad alternarsi sono proprio ragionamenti che escono dalla narrazione, che si rivolgono al Dave scrittore, a cui sembra di calcare troppo la mano, di sfruttare una vicenda familiare così dolorosa, per il successo.
Che sia un qualcosa di diverso, questa Opera, lo si capisce fin dall'inizio: dalla pagina sui diritti riservati costellata da raccomandazioni e indicazioni. Segue una lunga premessa che si sostituisce ai critici di turno facendo un'elaborazione ben ponderata dei temi trattati nelle pagine a seguire, finendo poi con dei ringraziamenti che vanno ai fratelli che hanno accettato di comparire in tutta la loro naturalezza, tra integrazioni e spiegazioni e concorsi a premi.
Il Genio sta quindi qui.
Nel prendersi gioco dei classici romanzi di memorie e di formazione.
Sta anche nel cercare di sopperire a una vicenda davvero struggente con pagine cariche di ironia.
Alla morte della madre, Dave e i fratelli erano preparati.
Malata di cancro allo stomaco, l'hanno assistita nel suo spegnersi lentamente.
Quel padre se n'è invece andato all'improvviso per un altro cancro, in pieno giorno, senza troppe avvisaglie.
Un destino beffardo il loro, senza corpi da seppellire (donati alla scienza), una casa da vendere e uno scappare veloce da quella fredda città che già li guardava come dei casi umani, fuggendo verso il sole di Los Angeles e Berkeley.
E lì è un continuo cercare di essere un genitore diverso: giovane, un prototipo che pensa a scherzi, insulti e giochi; e il tenere a bada le ansie peggiori: che qualcuno uccida il piccolo, perfetto Toph nell'unica serata settimanale che Dave si concede da spensierato ventenne, o che qualcosa uccida lui, presto, inevitabilmente.
Queste ansie, così come i ricordi dolorosi, Dave li esprime in modo altrettanto formidabile, strumentalizzando un'intervista con la redattrice di MTV per il suo arruolamento al The Real World, incanalando i suoi amici/fratelli in forme definite, per poi farli uscire da quel personaggio: Toph stesso si fa coscienza e morale, filosofo sul suo modo di vivere e agire, l'amico John diventa metafora di quel padre difficile, che non voleva aiuti ma allo stesso tempo lo chiedeva a ripetizione.
Dalla pagina Dave esce in continuazione, quindi.
Da in libro di memorie geniale, in cui mettere in piazza tutto.
Da un'ultima parte davvero struggente in quel suo viaggio nella memoria che lo riporta a Chicago.
Un romanzo formidabile, infine, da cui si fatica a staccarsi, soprattutto viste le evoluzioni non felici che i fratelli di Dave hanno scelto negli anni a seguire.
Lo avevo iniziato senza saperne nulla, né della trama né di Eggers stesso.
Scopro quindi solo alla fine che è lo sceneggiatore di quell'Away We Go che sta tra i film del mio cuore.
Ora, si farà spazio anche quest'Opera.
Il nome mi dice qualcosa, effettivamente, ma è un autore che per il resto non conosco, metto subitissimo questo in lista.
RispondiEliminaPer non rovinarmi la sua storia sono stata distante da Wikipedia e retro-copertina, scoprendo solo poi le sue sceneggiature (anche quella di Nel paese delle creature selvagge). Dovevo capirlo che era il libro per me, geniale in ogni sua pagina, struggente e formidabile. Provalo!
Eliminaper me è il suo libro migliore.
RispondiEliminaSono curiosa di scoprire -con calma- gli altri, ma questo resta difficile da superare già così.
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