11 giugno 2019

Black Mirror - Stagione 5

Mondo Serial

Inutile girarci attorno: lo specchio nero è sempre più appannato.
E sempre più viene da pensare che il passaggio a Netflix non abbia giovato alla vena creativa di Charlie Brooker.
Lui che aveva saputo risvegliare i nostri peggiori incubi, lui che aveva fatto dei futuri distopici un presente sempre più inquietante ora si limita a prendere un'app che ci circonda e ricamarci sopra una storia vuoi romantica, vuoi banale, vuoi semplicemente elementare.
Non era quello a cui ci si era abituati, ovviamente, ma quello che nel mentre avevano fatto altre serie TV o film fotocopia che di strani futuri raccontavano.
Ecco, questa quinta stagione che torna alla formula ridotta di soli 3 episodi, sembra una copia sbiadita, molto sbiadita, del nerissimo esordio.



Che dire infatti di Striking Vipers, piazzato poi come apertura e in realtà il più debole dei tre titoli?
Una coppia in crisi, una coppia di amici che si ritrova e che in quel gioco di lotta in cui si perdevano da giovani spensierati, si riperdono adesso che la loro vita sessuale è tutt'altro che appagante. E allora da quel gioco di avatar finiscono per essere ossessionati, trasformando la lotta in sesso, in una relazione clandestina difficilmente etichettatile. E cosa ce ne viene da questa storia? Da queste evoluzioni con gli occhi a mandorla? Onestamente, un misto di noia e occhi alzati al cielo.
Lo stesso accade con Rachel, Jack and Ashley Too, in cui la tanto pubblicizzata Alexa ha qui le sembianze pop di Ashley O: giovane e amata cantante, idolo delle più giovani trasformata in un robot senziente, e che Rachel riceve per il compleanno. Accanto al suo cercare di essere migliore, credendo in se stessa pur a scanso di figuracce, c'è la storia di Ashley stessa, classico fenomeno pop gestito da un familiare arrivista, che controlla mosse, immagine, vita privata.
Insomma, Brooker arriva fuori tempo, rispetto a Britney, a Amy, a qualche idol Disney. Spiace per Miley Cyrus credibile nei panni di se stessa, ma se non funzionano le canzoni, non funziona nemmeno l'intreccio e quella cattiva quasi esagerata e cartoonesca nel finale.


L'unico spiraglio è allora offerto da Smithereens, ma più che la trama in sé (in cui ad essere presi di mira sono Uber e i social vari), è la prova d'attore che offre Andrew Scott a fare la differenza. Sofferente e disperato, gli viene affidato un ruolo non facile e non così credibile, ma che porta a casa anche grazie a un monologo e a un gesto risolutivo che rende difficile dichiararlo buono o cattivo.
Di certo, su questa divisione ci si allunga parecchio, in uno stallo con la polizia e con la società spiona di turno che non aiuta il ritmo del tutto.
Con un mezzo punto su tre, Black Mirror sembra finito nella sua stessa rete: saper graffiare quando in tanti aspettano, quando la pressione è alta e le scadenze si fan sentire, si fa difficile.
A questo punto il colpo di scena potrebbe essere un episodio su una serie inizialmente cattiva e profonda davvero, che raggiunto il successo, la fama, i premi, si perde su stessa. Non è una trama così originale, purtroppo, e non lo è nemmeno questa stagione.
Il consiglio a Brooker e a Netflix è di concedersi più tempo, di aspettare e guardarsi attorno in modo da ricavare quelle riflessioni nere che ci meritiamo.


Voto: ☕☕/5

4 commenti:

  1. Ho lo stesso post di sfogo in rampa di lancio dalla mie parti, ma cosa è successo a Charlie Brooker? Essere diventato di colpo (quasi) ottimista è già strano per uno come lui, ma aver perso così tanto di vista la rotta della sua serie? Pazzesco. Questa roba non è sicuramente la serie tv che ci metteva in guardia sul lato oscuro della tecnologia, è un’altra cosa. A questo punto dovrebbe semplicemente cambiare titolo, perché sta proprio “vendendo” un’altra tipologia di prodotto. Cheers

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    1. Non ci avevo pensato ma hai ragione, fosse stata un'altra serie, con un altro titolo, forse la si poteva accettare in modo diverso. Di Black Mirror, di angosce e riflessioni profonde, non c'è quasi traccia qui. Sembra davvero una sua copia sbiadita.

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  2. Per me giudizio del tutto opposto, ma credo di essere tra i pochi ad aver apprezzato questa stagione.
    Striking Vipers l'ho trovato geniale, una rappresentazione della sessualità originale e mai vista prima.
    Rachel, Jack and Ashley Too adorabile e le canzoni dei Nine Inch Nails in chiave pop per quanto mi riguarda funzionano eccome.
    Smithereens mi è sembrato invece l'episodio più debole dei tre, ma nonostante una certa noia di fondo pure questo presenta riflessioni niente male.
    Sarà anche stata una stagione meno cattiva del solito, ma meno male, visto che le puntate peggiori della quarta erano state proprio le più dark.

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    1. Non riusciamo più ad essere d'accordo, ma questa nuova stagione più che spaventarmi o in alternativa trattenermi, mi ha annoiato. Troppo lungo Smithereens, troppo esagerato Striking Vipers e troppo annacquato Ashley Too. Come sopra, male non sono se pensati fuori BM, ma sembrano una sua copia sbiadita.

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