3 giugno 2019

Il Lunedì Leggo - Il Cuore degli Uomini di Nickolas Butler

Li ho sempre guardati con aria di sufficienza, gli scout.
Ne ho fra i miei amici, c'ho diviso delle estati in quei campeggi organizzati dalla parrocchia, ma mi han sempre fatto poca simpatia. Sarà che più che la parrocchia a me interessavano gli amici, che la dedizione, le preghiere, le divisioni per gruppi, stelle e medaglie mi fanno pensare a strane sette e culti da cui tenersi a distanza.
Ma c'è chi, tra gli scout, ha trovato la sua salvezza.



Parlo di Nelson, ragazzino intelligente, caparbio, pieno di medaglie ma senza amici. Solo una madre, che lo protegge dal mondo e dalle violenze del padre. L'estate che gli cambia la vita è quella in cui capisce di stare bene da solo, di non poter contare su nessuno, nemmeno su Jonathan, l'unico a dargli un po' di corda. È l'estate in cui in quel campeggio rovinano la sua preziosa tromba, rompono i suoi occhiali, finisce dentro una latrina. Ed è l'estate in cui suo padre se ne va di casa. E finisce per andarsene pure lui.
34 anni dopo, gli scout fanno ancora parte della sua vita, e quella del suo quasi amico Jonathan, che ci spedisce un figlio che trova troppo mollaccione, troppo poco ribelle. Non è un bullo, ma potrebbe essere bullizzato. Per fargli forza, allora, è quel padre a trasformarsi in uno strano aguzzino che gli apre gli occhi sull'amore, il desiderio, il sesso.
Passano altri 23 anni e il campo scout di Chippewa è ancora lì, pur con un nome diverso, e anche Trevor, e Nelson e Rachel sono lì. Lei, unica madre e unica donna e per questo nuova vittima: di sguardi lascivi, di commenti inopportuni, di frecciatine che vanno a cogliere nel segno.


Passano gli anni, sembra dirci Butler, e i bulli cambiano forma e vittima.
Ce ne sono sempre, attorno a te, a scegliere i più deboli contro cui sfogarsi.
Ed è per questo che leggere Il cuore degli uomini fa male. Un male fisico, in quella prima parte che inquadra gli anni, i personaggi, e ci fa sentire tutto il dolore di un adolescente solitario come Nelson. Un male di irritazione in quella seconda in cui quel padre che dovrebbe essere il primo fra gli amici è così instabile. E infine un male in cui è impossibile per una donna non identificarsi, con orecchie tese, nervi saldi, reazione pronta.
Butler è sempre lui. Lo scrittore che già in Shotgun Lovesongs aveva raccontato alla perfezione la parte più ruvida degli Stati Uniti, quelle piccole comunità di campagna di Eau Claire e del Wisconsin, così bene da far partire un film ad ogni capitolo, leggendo immagini più che parole. Camice di flanella, visi segnati dalle rughe e dalla guerra, situazioni che anche quando apparentemente esagerate, trovano il loro posto e la loro giustificazione.
E alla fine, quel dolore e quel male fisico che accompagnano dalla prima pagina, esplodono in lacrime sincere, a salutare un amico, uno scrittore, con cui si vuole presto tornare a parlare, magari attorno ad un falò.

6 commenti:

  1. Autore, come sai, che amo e consiglio sempre moltissimo.
    Più moderno e cinematografico di Kent Haruf, certo, ma con lo stesso cuore grande e le stesse storie di gente d'altri tempi. Che poi io ho rapporti con la natura pari a zero, sono un topo di città perché in città sono nato, ma questo storie mi commuovono parecchio. Il perché, però, mi sfugge.
    Bello anche Sotto il falò, anche se ai racconti ci si affeziona un po' meno...
    Spammando gli sconti Einaudi, in libreria fino a fine mese, ti straconsiglio Le otto montagne di Cognetti.

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    1. Vivendo in campagna e avendo fatto ogni mia vacanza da piccola in montagna, nel mondo di Butler mi ci trovo sempre bene. Anche quando fa male, come in questo caso. I racconti me li serbo per il prossimo anno, sarà diverso, ma spero ugualmente intenso.

      Quel Cognetti l'ho letto qualche mese fa, sto ancora aspettando il momento giusto per parlarne, ovviamente l'ho amato tantissimo e ha fatto tornare quella voglia di scoprire per bene la montagna. Ora devo solo trovare il coraggio e partire.

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  2. Sto leggendo proprio Shotgun e ammetto che questo autore ci sa fare.
    Il prossimo sarà proprio questo, visto che me ne sono appassionato **

    Moz-

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    1. Ringrazio ancora Mr. Ink qui sopra per avermelo fatto conoscere, con Shotgun è stato amore a prima vista, qui si conferma un ottimo narratore. Vedrai ;)

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  3. Per quanto avessi apprezzato Shotgun Stories, questo invece non sono riuscito a portarlo a termine. Sarà perché anch'io non ho mai provato grande simpatia per le Giovani Marmotte... ehm, per gli scout. :)
    O perché quella prima parte fa troppo male e non è una lettura da tutti i giorni.

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    1. Ho faticato anch'io, parecchio, stavo male per Nelson ad ogni pagina. Sarò masochista, ma proprio per questo la prima parte è quella che ho divorato senza rendermene conto.

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