5 giugno 2019

Rocketman

Andiamo al Cinema

Partiamo da qui, dalla domanda che tutti fanno e che è quasi inevitabile: Rocketman è il nuovo Bohemian Rhapsody?
La risposta è no.
Con l'aggiunta: per fortuna.
Se la strana congiunzione astrale ha portato nel giro di pochi mesi più film sulla spericolata vita delle rockstar al cinema (oltre i Queen, i Mötley Crüe e i Mayhem), in una nuova ventata di biopic che si erano via via affievoliti, il discorso fra il film sui Queen e quello su Sir Elton John è diverso.
Perché i film stessi sono diversi.
Diverso il racconto, la modalità di narrazione, l'integrazione delle canzoni e soprattutto il risultato finale.
Chiudiamo la questione subito dicendo che se Freddie conquistava per l'emozione che le sue canzoni sapevano suscitare, Rocketman esalta per il musical che è.


Rocketman è un musical, esatto.
Con tanto di coreografie, scene spettacolari, colori vibranti.
Un musical basato sulla vita di Elton ma soprattutto sulle sue canzoni che si incastrano cronologicamente e perfettamente alla nascita, alla caduta e al risorgimento che il cantante vive nel giro di circa due decenni.
Le piume e gli strass non possono resistere per sempre, la sua vita sregolata deve fare i conti con un inizio, un passato, tutt'altro che gioioso.
È il tipico nome banale il suo -Reginald Dwight-, è una tipica famiglia borghese la sua, caratterizzata dalla difficoltà di esprimere amore e benevolenza, con genitori incapaci ed egocentrici. C'è una nonna per fortuna che cerca come può di aiutarlo e sostenerlo, portandolo a studiare pianoforte, la sua vera vocazione. Poi arrivano gli anni dell'adolescenza in cui inizia a ribellarsi alla musica classica, ad amare il rock, a suonarlo in versione blues finché non capisce quello che conta per sfondare: un'immagine, un'attitudine ma anche canzoni proprie. Nasce così il sodalizio con il fedele Bernie Taupin, che scrive i testi che poi Elton mette in musica e canta, riuscendo poco a poco a convincere manager diffidenti, facendo il pienone in America. Da qui, sarà un successo difficile da sostenere, gestito da un amante opportunista, con vuoti colmati a suon di sesso, droga e alcool.


Ed è qui che il film si inceppa, mostrando ancora e ancora le dipendenze e le esagerazioni di Elton, il fondo che tocca e contro cui continua a scavare, aspettando che il cerchio si chiuda e ci riporti al suo inizio.
È una pesantezza che gli si concede, però, e che nasce per inserire più canzoni possibili del periodo d'oro di Elton. Perché, se Rocketman illumina, è per come queste canzoni vengono interpretate e adattate all'interno della sceneggiatura, per le coreografie colorate che le supportano, e soprattutto per lui: Taron Egerton. Che si trasforma, affascina, ammicca tra costumi esagerati, movenze da provetto ballerino e soprattutto una voce che non ha nulla da invidiare all'originale. Interpreta lui tutte le canzoni, in duetti  e in falsetti, stregando.
L'appeal è quello di un consumato attore di musical, le pose sono quelle di una star che abusa e che mimetizza dietro una maschera la sua timidezza, le sue mancanze. A dargli man forte non tanto un Richard Madden stereotipato -ma sempre affascinante- quanto il più umano Jamie Bell, che scrive ma non canta, che sostiene anche a distanza e che regala i brividi con il capolavoro che è Your Song.
La storia della rinascita di una star, ancora in piedi su tacchi vertiginosi o improbabili stivaletti, pur con i suoi difetti, pur con i limiti di una discografia meno universale, sa come soddisfare.

Voto: ☕☕/5

4 commenti:

  1. Era da tempo che un film non mi faceva fare il bello e il cattivo tempo a suo piacimento. Invece, eccezionalmente, complice la sala semivuota, ho riso e mi sono commosso. Godendomi questa grande festa, anche se di John non mi interessa nulla e di canzoni ne conosco un paio. Musical solidissimo, in cui giganteggia un Egerton a sorpresa (sempre diretto da Fletcher, lo avevo trovato già bravo in Eddie The Eagle): se a Malek, sbucato da Tale e quale, abbiamo dato tutti i premi della stagione, lui che si merita?

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    1. Egerton è per me una vera sorpresa! Ho adorato che fosse un musical a tutto tondo, come con certi musical magari a tratti frettoloso o un po' più pesante, ma comunque così colorato ed esagerato da farsi amare.

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  2. Tra i Queen ed Elton John preferisco leggermente Elton John, però insomma... entrambi non mi hanno mai fatto impazzire. Partendo quindi da aspettative bassine, spero che anche questo mi piaccia più del previsto. Cosa probabile, visto che i biopic musicali mi fregano (quasi) sempre. Se comunque è più musical che musicale, come mi sembra di capire dalle tua parole, diventa ancora più un'incognita...


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    1. Qui c'è più storia, più rock e più colore, e anche se i musical non ti piacciono, le coreografie per le varie canzoni secondo me potrebbero esaltare il tuo lato musicale... vedrai ;)

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