17 febbraio 2024

Nuovo Olimpo

Andiamo al Cinema su Netflix

Vediamo… c'è una grande tavolata?
Sì.
E una terrazza con vista mozzafiato?
Anche.
E una villa, no, un palazzo, facciamo entrambi, che sembrano usciti da un catalogo di moda?
Ovvio.
E i protagonisti sono una coppia gay non proprio fedele, non proprio felice, con problemi… e c'è una figura matriarcale e paterna, benevola nei loro confronti, e magari pure una moglie accondiscendente?
Eh, sì.
La so.
È un film Ferzan Özpetek.


Volendo si poteva intuire dalla prima domanda e dalla prima risposta, tanto che ormai sui film di Özpetek ci si possono fare i giochini alcolici.
Parte una canzone di Mina? Si beve.
Si finirebbe ubriachi dopo la visione di Nuovo Olimpo, arrivato ancora lo scorso anno su Netflix senza grande entusiasmo, assieme al suo catalogo.
Sarà che ormai, Özpetek non esalta più come un tempo, trovata la sua cifra stilistica non si discosta, non osa.
In questo caso, sembra pure retrocedere che la prima parte di La Dea Fortuna ancora la salvo.

Siamo a Roma, siamo al cinema Nuovo Olimpo per la precisione, che è punto di ritrovo e di accoppiamenti per gli omosessuali della zona.
Lì vivacchia Enea, studente universitario di cinema, lì incontra Pietro a Roma solo per poco, il tempo di una focosa notte che segnerà entrambi. Ma è la Roma degli anni '70, quella delle contestazioni e delle manifestazioni, e proprio i fumogeni e le retate di queste li dividono, forse per sempre.
Passano gli anni, Enea è diventato regista e proprio la loro storia racconta in un film, dividendosi fra l'amica attrice e amanti muscolosi, Pietro è diventato medico oculista e proprio dopo un incidente lo ritrova. Entrambi, nel mentre, si sono accasati, sono andati avanti, ma quella notte a Roma, quel sogno di uscire allo scoperto per una semplice cena, chi lo scorda più?


Si sente, vero, che la storia non è niente di nuovo, niente di originale.
Pur essendo capitata al regista, un amore interrotto a cui spesso si ritorna.
E quel che è peggio è che la realizzazione è ancora più patinata del solito, con i giovani aitanti che si lasciano andare ad amplessi in un appartamento vista Fori disabitato ma mozzafiato anche nei teli antipolvere, ville da capogiro, compagni prestanti e mogli infelici.
Ci sono le canzoni che partono come un videoclip, c'è il cinema, quello storico, quello con Anna Magnani, sullo sfondo, a volte anche troppo sullo sfondo dopo la prima parte più intensa.
Non c'è Serra Yılmaz ma c'è Luisa Ranieri che si trasforma in un trucco meno posticcio rispetto a quello realizzato per Damiano Gavino, Andrea Di Luigi e Greta Scarano e che il suo ruolo di madrina della comunità gay lo porta a casa.


Mi si dirà: "Quanto cinismo nella settimana dell'amore!".
Ma l'amore, poco si sente.
Si sente un po' di disperazione, un po' di gioco del destino nello sfiorarsi  e nel rincorrersi, ma allo stesso tempo alcune svolte sono degne di una soap e non è quello che da Özpetek ci si aspetta.
O forse ormai sì ed è triste constatarlo.
La libertà di Netflix non ha giovato, e sia la storia sia il modo raccontarla fanno grandi passi indietro.

Voto: ☕☕/5

8 commenti:

  1. E' dai tempi de La finestra di fronte che Ozpetek non gira un film decente, gli ultimi erano imbarazzanti... questo non l'ho visto ma non mi dici niente di nuovo. Quello che mi stupisce è che ancora qualcuno gli faccia ancora fare film, ma evidentemente o ha agganci buoni oppure un pubblico di affezionati che - con mio stupore - lo segue passo passo. Mah.

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    1. È che ci casco sempre, e anche negli ultimi qualcosa di buono, scavando, riuscivo a trovarlo. Qui no, forse solo uno dei protagonisti, con la faccia giusta e la giusta naturalezza per poter andare avanti e fare qualcosa di meglio.
      La sua cricca di appassionati ce l'ha, non a caso continuo a rinvangare nel suo passato tra trasposizioni seriali e teatrali.

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  2. Non proprio un film fenomenale, Ferzan Özpetek fa ormai quasi i remake di sé stesso, però tutto sommato non mi è dispiaciuto troppo. Sarà che negli ultimi tempi mi sono assuefatto alla qualità da Rai Fiction XD

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    1. Mi sa che sì, hai abbassato gli standard! Non so se le fiction hanno a disposizioni palazzi, appartamenti e ville così, però.

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  3. Grossa delusione per me, avesse trovato almeno degli attori davvero interessanti ed intensi forse si poteva chiudere un occhio, ma così sembrava una recita ben impostata

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    1. Damiano Gavino/Enea per me ha la faccia giusta per fare dell'altro, di certo sembrava più sicuro e a suo agio davanti a una macchina da presa del suo compare.

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  4. Per me il film più brutto dello scorso anno. Che imbarazzo.

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    1. Lo avessi visto per tempo, sì, sarebbe stato anche nella mia classifica dei peggiori.

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