2 febbraio 2024

The Holdovers

Andiamo al Cinema

Questo non è un film di Natale.
Anche se a Natale è ambientato, anche se diventa un film con una morale, quella apparentemente buonista e facilona che la famiglia migliore è quella che ci si crea.
Nelle situazioni più impensabili, con gli inizi meno idilliaci.
Questo non è un film degli anni '70.
Anche se Alexander Payne fa di tutto per riportarci in quegli anni.
Attraverso la cura dei dettagli, che passano anche per i loghi di produzione vintage, la pellicola e il sonoro sgranati, frutto però di postproduzione.
Lo fa poi con il film stesso, di quelli che potrebbero essere usciti negli anni '70, e che nonostante il genere "professore dispotico-alunno/i scontrosi che finiscono per cambiarsi la vita", non è mai passato di moda.
Ma fatto così, in modo così sincero, così speciale, così retrò anche, era un po'.


Anche per il cast si va sul classico, con un protagonista noto in un ruolo che gli calza a pennello.
Paul Giamatti, dalla faccia non sempre simpatica, dal fisico non certo aitante, diventa l'elitario e rigido professor Paul Hunham, dall'occhio pigro, dall'odore persistente, dai modi non facili. Rivale di Cillian Murphy che -pur bravissimo- ha una fatica diversa asulle spalle.
C'è poi l'esordiente Dominic Sessa, che Payne ha scovato nella scuola che finisce per fare da set, con quella genuinità tipica di chi è alle prime armi.
Infine c'è Da'Vine Joy Randolph, in un ruolo altrettanto classico, quello di una cuoca dal cuore d'oro, dal dolore incolmabile per un figlio che non c'è più, e che fa da contraltare in una scuola di bianchi e privilegiati.
Nonostante un'età e una fisicità distante da quella dei loro personaggi, sono loro a essere costretti a passare il Natale assieme.
Gli altri studenti bloccati da famiglie impossibilitati a ospitarli sono riusciti a svignarsela.
Loro no.
La loro si è sfaldata sotto le armi, si è ricostruita lasciando indietro, ha costretto alla fuga.
Come, si fa, allora, a trovarsi in un Natale dal sapore così amaro?
Soprattutto se poco ci si sopporta e se altrove si vorrebbe essere?


Classico anche per questo, The Holdovers cresce piano, si discosta da storie note, da peccati di non originalità, e solo nella coda finale si appesantisce un po'.
C'è il viaggio in auto, c'è la gita non prevista, ci sono feste, scontri, incontri.
Che come nei film di un tempo, si prende tanto tempo, quasi troppo, e mentre si cerca di fare il calcolo per i giorni che mancano e per l'inevitabile confronto con chi rientra e la scuola che riapre, si capisce che una sforbiciata Payne poteva pure darla.
Non è un argomento di critica forte, ed è di quelli che vanno comunque forte in questo nuova fase del cinema che tiene in ostaggio lo spettatore sempre di più, ma uscendo dal film, una maggiore compattezza l'avrei voluta, anche se non saprei di quale scena avrei fatto a meno, a quale gag, situazione, dialogo avrei rinunciato.


Sono situazioni, sono momenti, sono scene.
Sono idee che David Hemingson è andato a pescare nel suo personale, un dedica speciale ai genitori, alla famiglia, a chi lo ha cresciuto, tagliando e cucendo aneddoti che diventano una storia di formazione.
La storia di chi da reietto tiene duro. Si aggrappa.
Senza saperlo.
La musica, in questo, addolcisce, e come sempre Payne sa scegliere le musiche migliori, le canzoni che fanno da tappeto sonoro alle emozioni.


Scene e confronti che si sommano quindi, uno dopo l'altro, portando i protagonisti a stringersi nella loro strana amicizia, già consapevoli che quel Natale speciale li accompagnerà per sempre.
Vorrei dire lo stesso del film, ma qualcosa mi frena.
Forse solo quell'inganno di un film classico che classico non è, e una certa prevedibilità che viene tirata per le lunghe.

Voto: ☕☕/5

5 commenti:

  1. Io invece l'ho adorato dall'inizio alla fine. Una vera e propria coccola, tra amare risate e interpretazioni meravigliose.

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  2. Ti avevo mi pare scritto che lo avrei voluto vedere in streaming più avanti e invece ci sono finito comunque perché non ci andava di vedere altro. A me (ma potrei parlare anche al plurale) non ha lasciato molto, avrei eliminato tutta la parte in cui ci fanno vedere che restano prima anche altri ragazzi nella scuola, perché non porta a nulla, se non il vago tentativo di allargare le prospettive, di non farli apparire come gli unici due diseredati.

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  3. Di cuore, è il mio preferito di questa edizione degli Oscar. Un film piccino, senza strizzate d'occhio, senza imbrogli, che fa il suo con una asciuttezza e una dignità quasi d'altri tempi. Sessa avrebbe meritato la nomination.

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  4. Incredibile, siamo d'accordo anche qui! 😂 Film carino, adorabile, ma che onestamente mi è parso lontanissimo dall'enfasi generale con cui è stato accolto... Film di attori (bravissimi) ma piuttosto convenzionale e prevedibile: diverte, commuove, ma certo non sorprende

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  5. Più che un classico, potrebbe diventare un nuovo classico. Almeno dei film di Natale, pur non essendo un classico film di Natale.
    Per caso, ho già usato la parola classico in questo mio classico commento scemo? XD

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