7 febbraio 2024

Les Parapluies de Cherbourg

#LaPromessa2024

Continua la settimana musicale in onore a Sanremo e questa volta sono andata a pescare direttamente dalla Promessa.
Un musical classico fra i classici, che ha ispirato generazioni di registi, finito in cima alle liste di molti critici, ha vinto la Palma d'oro nel 1964 ed è stato nominato per cinque Oscar.
Ma chi glielo dice a Damien Chazelle che Les Parapluies de Cherbourg non mi è piaciuto?
Lui che lo venera, che ne ha preso spunto per La La Land (e si vede) con il fido Justin Horowitz a ispirarsi alle musiche composte da Michel Legrand (che conosce a memoria, ogni volta che a Los Angeles proiettano il film, lui corre e rivederselo), chi glielo dice a questi due che hanno un'idea di cinema molto vicina alla mia, che ho faticato più del dovuto per arrivare alla fine di Les Parapluies de Cherbourg?
E chi glielo dice che io l'ho scoperto solo per l'omaggio che gli ha tributato Christophe Honoré in Les Chansons D'Amour.


Il problema è che non è solo un musical, genere che amo e con cui mi approccio senza problemi.
Il problema è che è un musical sung-through, ovvero si canta sempre, sempre, sempre, sempre.
Ma davvero sempre.
Non si parla, si canta.
E di canzoni vere e proprie, intese come tali, ce ne sono poche, ci sono arie in cui gli attori cantano e canticchiano, con la musicalità della lingua francese a essere un bel sentire, perlomeno, ma comunque stancante.
C'è poi la beffa che tutti gli attori sono doppiati da cantati capaci.
C'è poi la storia che non è certo delle più originali, pur tenendo conto che siamo nel 1964, e che il film è ambientato tra il 1957 e il 1963.
Protagonisti lui e lei, che si amano.


Lei giovanissima, ma giovanissima davvero, appena 16 anni.
Lui chiamato alla Guerra d'Algeria, sarà lontano per due anni.
Resisterà il loro amore?
Resisterà lei alle pressioni materne quando si ritrova sola e incinta e con uno spasimante danaroso pronto a sposarla?
E lui, quando torna, come può sistemare la sua vita, il suo sogno da meccanico di aprire una sua stazione di servizio?
Si ritroveranno, questi amanti divisi dalla vita?
Troveranno un altro amore?
Oh, che dramma, ma cantiamoci su!
Gli ombrelli del titolo sono quelli venduti nel piccolo negozio da Geneviève assieme alla madre, rimasta sola anche lei e che sa bene cosa significa crescere una figlia senza marito.
E poi, l'amore di gioventù, è davvero quello giusto? Quello su cui basare una vita intera?
C'è dello struggimento, chiaramente, uno struggimento melenso come sono gli amori giovanili.


E quindi, salvo qualcosa di questi ombrelli?
Ovviamente sì.
Salvo la bellezza abbagliante di Catherine Deneuve, neanche ventenne che è perfetta in ogni scena, anche quando come ogni donna incinta si sente brutta e gonfia, facendo impallidire d'invidia noi comuni mortali.
Salvo anche il fascino di Nino Castelnuovo, molto prima che saltasse staccionate per l'olio Cuore.
Espressivi e intensi anche se doppiati, chissà come hanno recitato per tutto il tempo…
E salvo, ovviamente la regia.
Qui lo capisco com'è che Chazelle si è fatto l'occhio, com'è che pure Greta Gerwig ci si è ispirata per il Barbie: ci sono i colori vividi, le luci soffuse, gli abiti di classe e le scene sognanti. Ci sono carte da parati e accostamenti da fiaba romantica o da racconto passionale che sono una gioia da vedere. 
Che siamo pur sempre in Francia, dove raccontare di amanti, prostituzioni e matrimoni riparatori non spaventava, anzi, faceva fascino.
Sono immagini da incorniciare e che sono state pazientemente preservate quando la pellicola si stava deteriorando.


Solo scrivendone, mi rendo conto che la fatica è passata, il senso di straniamento per tutto quel canto, per un genere come il musical sung-through che a quanto pare non mi appartiene, lo sto dimenticando.
Perché restano attori bellissimi, regie sapienti, scene che è difficile dimenticare.
Anche se è la settimana di Sanremo, vince l'occhio, sull'orecchio.

Nonostante tutto 
Con Je ne pourrai jamais vivre sans toi
Di Legrand - Demy
Conduce Jacques Demy
Cantano Catherine Deneuve (Danielle Licari) e Nino Castelnuovo (José Bartel)



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