6 febbraio 2024

Raffa

È la settimana di Sanremo e come da tradizione anche il blog diventa a tema musicale.
Non si poteva partire che da lei, dalla mitica Raffa.
Lei che un Sanremo lo ha anche presentato, lei che in Rai aveva una seconda casa, lei che il 5 luglio 2021 ha lasciato tutti, di nuovo, a bocca aperta.
Non per una canzone bellissima.
Non per un look sfavillante.
Non per un ombelico in vista.
Ma perché se n'è andata, in silenzio, senza disturbare, senza dire niente a nessuno della sua malattia.
Era così, Raffaella.
Lo dicono anche gli amici più stretti, i parenti.
In un misto di ammirazione ma anche di rabbia, per non averla potuto salutare, starle vicino.
E noi? Noi pubblico che l'abbiamo amata?
Io sono di parte.
Che la Raffa la vedevo i sabati sera che dormivo dai nonni, la cantavo e la ballavo con il migliore amico da sempre, ma che in fondo, di com'è nata, lei e la sua carriera, sapevo poco.


Daniele Lucchetti, un regista che non ti aspetti coinvolto nel progetto voluto da Disney+ e Fremantle per celebrare un'icona studia, si butta, nuota in ore e ore di repertorio, e riemerge con un ritratto ovviamente manchevole, ovviamente sfuggente, di una Raffaella Carrà che nemmeno in 180 minuti può stare.
Il documentario che ne esce è passato al cinema quest'estate per poi approdare su Disney+ diviso in tre comodi episodi sotto Natale, un regalo più che gradito.
Si va così a scoprire l'inizio, quello di una famiglia matriarcale e di una mancanza -quella del padre- che l'ha segnata per tutta la vita.
Le prove da attrice, in cui però non riesce a fare il salto anche se finisce a Hollywood al seguito di Frank Sinatra.
Infine, il posto che trova nella TV, ballando e sperimentando, mostrando una Rai aperta a nuove idee, ai giovani, agli scandali pure.
Ma che importa! Sono gli anni della Rivoluzione sessuale e un ombelico fa girare la testa a tutti.
Sono gli anni del successo stratosferico, quello che nemmeno ci immaginavamo, noi italiani, in Spagna o in Sudamerica, e che mette i brividi visto oggi.
Infine, si raccontano gli anni in cui prova a mettere le scarpe da ballo al chiodo, prova a stare al telefono o seduta su un divano ad ascoltare l'Italia intera, ma lo spazio per ballare, la Carrà lo trova sempre.


Finisce, e si lascia -volutamente? sì- indietro tanto, gli anni del quasi oblio, degli insuccessi, del ritorno con The Voice, dei piccoli progetti.
Si parla, ovviamente, tanto della vita privata, degli amori che diventano colleghi e amici, dei figli che non sono mai arrivati, indagando anche troppo in questo intimo che seppur condiviso in interviste, stona un po'.
Il lavoro, vista la carriera e il repertorio, è mastodontico.
E il bello di questi documentari sta tutto nei contrappunti, nel montaggio, che va a pescare le tante performance di una stessa canzone, le reazioni degli intervistati, i piccoli gesti di quegli intervistati, tra chi la Carrà ce l'ha come mito, e chi l'ha conosciuta e può parlarne a ragion veduta.
Resta in silenzio, resta nascosto, solo lui: Sergio Japino, altra scelta misteriosa che rispetto ma che fa chiedere qualcosa di più.


Se la Spagna è stata la prima a farne un film (Ballo Ballo in cui compare per l'ultima volta e poi si è capito perché non potesse fare di più), l'Italia regala a Raffaella Carrà un ritratto che resta aperto e che resta una celebrazione, delle sue ombre e della sua luce, di quella dualità di cui un po' ha sofferto, un po' ha fatto un vanto.
In fondo, che sia la Carrà o che sia la Pelloni, sempre la Raffa resta.

E allora, 
Con Rumore
Di Lo Vecchio - Ferilli - Shapiro, 
Conduce Gianni Boncompagni
Canta Raffaella Carrà



4 commenti:

  1. Non sono mai stato un grande fan della Raffa nazionale, però, se mi sono visto la docuserie su Vasco, e non mi è nemmeno dispiaciuta, potrei dare una possibilità anche a questa :)

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    1. Da fan bambina cresciuta con Vasco, la sua docuserie non l'ho vista, ma da adolescente/adulta che la Raffa la balla, dovrei rimediare visto come mi piacciono queste storie, se fatte bene.

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  2. Poteva essere un gran bel documentario se avessero fatto qualche passo in avanti nell'ultimo episodio, così sembra quasi ci si aspetti una seconda stagione

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    1. Magari ci sarà? Dubito ma affettivamente c'è così tanto da raccontare che ci si ferma troppo presto.

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